Il 568 è una data emblematica per la storia dell’Italia: segna infatti l’arrivo dei Longobardi nella nostra penisola e la sua conseguente frammentazione politica.

La lunga carovana dei “barbari” invasori, guidata dal re Alboino e proveniente dalla Pannonia, oltrepassò le Alpi orientali e dilagò nel nord del Paese. In pochi anni i Longobardi riuscirono a dominare l’interno dell’Italia settentrionale e l’odierna Toscana, mentre altri gruppi si spingevano verso sud: saranno proprio di duchi (“duces”) del Meridione a radicarsi maggiormente nel territorio mantenendo a lungo la loro sovranità dopo la capitolazione dell’ultimo re, Desiderio.

Essi non arrivarono in un impero ricco ed organizzato, bensì in un’Italia devastata e spopolata dalla terribile guerra greco-gotica, tant’è che molto presto si fusero con la popolazione locale. Perciò il loro regno fu più debole e non resse il confronto con la potenza di quello di Carlo Magno, che infatti conquisterà il trono longobardo, dopo la battaglia alle Chiuse di Susa del 774.

Infatti, quando i Longobardi scesero in Toscana dai passi appenninici si trovarono di fronte ad una terra prostrata dalla guerra greco-gotica, cui avevano fatto seguito epidemie di peste e carestie. Fu dunque una facile conquista che, all’inizio, portò ad una dura dominazione ma in seguito un rapido processo d’integrazione generò una ripresa economica consolidata da un lungo periodo di pace.

Il Ducato di Tuscia che aveva per capitale Lucca, importante snodo sulla via Francigena e sulla scorciatoia di Sarzana, si estendeva fino a Orvieto e a Viterbo e comprendeva anche l’area fiorentina.

L’occupazione di Montignoso ad opera delle truppe di Teodolinda e la temporanea conquista di Populonia, portarono, di fatto, all’accerchiamento di Pisa che dalla caduta dell’impero romano, gravitava nell’orbita bizantina ma aveva una sostanziale autonomia.

L’importanza della Toscana come crocevia tra l’Italia settentrionale e i ducati del centro-sud derivava anche dal fatto che gli itinerari costieri, della Liguria e della Romagna, erano in mano ai bizantini.

Perciò assunse un’importanza fondamentale l’itinerario di Monte Bardone (Mons Longobardorum), che da Parma, attraverso la Cisa, arrivava in Lunigiana e a Lucca. Da qui partiva un sistema di strade che portava a quella che poi divenne la Francigena per antonomasia, da Altopascio, lungo la Val d’Elsa, arrivava a Siena ed alla Cassia.

Ma le vie longobarde avevano, da Lucca, altre diramazioni: una in direzione della Valdinievole, Prato, Firenze, Arezzo e verso sud lungo la Cassia. Un’altra, invece, attraversava il Compitese e lungo il padule di Bientina arrivava a Vicopisano, importante snodo verso sud o verso il porto pisano.

Nel Compitese e nelle aree adiacenti al lago di Bientina troviamo varie località con nomi di origine longobarda; sulle colline delle Cerbaie, abbiamo Staffoli, da “staffil” (cippo di confine) e Quattro strade, tipico nome di insediamenti rurali longobardi con torre di avvistamento presso un quadrivio .

I Longobardi, come abbiamo già detto, avevano trovato un’Italia impoverita e spopolata dalla guerra tra goti e bizantini (da 8 milioni, la popolazione della penisola si era ridotta a 4 ). Giunsero da conquistatori ma seppero integrarsi e ricostruire il tessuto economico e sociale. Ne è prova, nel territorio butese, la produzione di olio, di vino, e di farina di castagne con una rete di frantoi e mulini che, sotto il regno di Teodolinda e Agilulfo, grazie ad un lungo periodo di pace, portarono a quel “ricco Buti” di carducciana memoria.

Come emerge dagli studi ed anche dai recenti ritrovamenti nelle necropoli, erano un popolo dal carattere guerresco: divisione in clan, uso di armi come il lungo coltello “scramsax”, e la spada a due tagli, scudi rotondi, staffe, sepolture di cavalli sacrificati per il loro padrone. La stessa organizzazione sociale si basava su istituzioni militari.

Inoltre sono stati i primi, nel 643 con il re Rotari, a promulgare il primo codice di leggi scritte desunte dalla tradizione orale. Furono redatte in latino, con parole germaniche, ma senza alcun legame con la tradizione giuridica romana.

L’adesione al cattolicesimo, avviata dalla regina Teodolinda e compiuta intorno al 680, fu dettata, almeno all’inizio, più da opportunità politica che da fede sincera. Il Longobardi, prima dell’arrivo in Italia, si erano convertiti all’arianesimo, la confessione cristiana condivisa con Visigoti ed Ostrogoti, pur se molti di loro continuavano ad essere pagani. Il passaggio alla nuova fede spinse re ed aristocratici a fondare monasteri e chiese come elemento di conservazione della propria memoria.

Molti sono termini della lingua italiana che hanno origine longobarda, sono infatti longobarde le parole: maresciallo, panca/banco, sala, spanna, sperone, stanga, tregua, zolla; Sono di origine longobarda i nomi propri come: Adalgisa, Adelmo, Aldo, Alfredo, Folco, Gisella, Goffredo, Guido, Lamberto, Roberto; Sono di origine longobarda i cognomi quali: Alibrandi, Boniperti, Garibaldi, Tassone/Tassoni; od luogi come Sondrio, Fara Sabina, Fara San Martino, Farra d’Isonzo, Fara d’Adda.

Santa Croce S/A, 15/01/18

Dott. Alessandro Valiani